martedì 16 giugno 2020

Sanatoria truffa di Bellanova, i dati del flop: solo 32mila richieste su 200mila e solo il 7% riguarda l’agricoltura



Di Sofia Dinolfo Mauro Indelicato – Anche i primi dati ufficiali resi noti oggi dal Viminale confermano il flop della sanatoria, ossia la norma voluta dal ministro Teresa Bellanova rappresentante di Italia Viva all’interno dell’esecutivo. Il primo report del Viminale: Già da giorni si attendeva la pubblicazione dei primi dati ufficiali da parte del ministero dell’Interno. Nessuna conferenza stampa e nessuna dichiarazione ai cronisti, dunque gli occhi sono stati rivolti per diverse ore sul sito del Viminale, lì dove i numeri elencati hanno dato una prima fotografia l’andamento della regolarizzazione iniziata esattamente due settimane fa.

Un primo banco di prova quindi, non solo di natura tecnica ma anche politica: di mezzo infatti, non c’era soltanto la riuscita o meno della sanatoria, ma anche le tante diatribe interne alla maggioranza su una norma che ha fatto discutere e non poco. Un banco di prova che ha potuto testimoniare, almeno per il momento, il flop della regolarizzazione: dal 1 giugno fino alle ore 13:00 di questo lunedì, sono state 32.000 le domande complessivamente presentate. Di queste, come si legge direttamente dal sito del Viminale, 23.950 già perfezionate e 7.762 in corso di lavorazione.

Leggendo meglio i dati, si evince come gran parte delle domande non riguardino affatto il settore agricolo, che pure alla vigilia era stato quello sulla carta maggiormente interessato dalla sanatoria: “Il lavoro domestico e di assistenza alla persona rappresenta il 91% delle domande già perfezionate (21.695) – si legge nella nota del Viminale –e il 76% di quella in lavorazione (5.906)”. Segno di come sono stati soprattutto colf e badanti ad aver usufruito della sanatoria, c’è invece poca traccia di braccianti e migranti impegnati nel settore agricolo. “Nella distribuzione delle domande per regioni –si legge poi ancora nel report –la Lombardia è al primo posto per le richieste presentate per il lavoro domestico e di assistenza alla persona e la Campania per quello agricolo”.

Interessante anche i dati riguardanti la distribuzione delle domande per Paese di provenienza del lavoratore: ai primi posti risultano Marocco, Egitto e Bangladesh per il lavoro domestico e di assistenza alla persona; l’India, l’Albania e il Marocco per l’agricoltura e l’allevamento: “Su 23.950 datori di lavoro che hanno perfezionato la domanda di regolarizzazione 17.294 sono italiani (il 72% del totale)”, si legge infine nella parte finale del documento del ministero dell’Interno. I prossimi aggiornamenti dovrebbero arrivare fra due settimane.
La norma voluta dal ministro Bellanova
Un decreto legge annunciato tra le lacrime di commozione ma che adesso fa sudare a causa delle difficoltà che sta incontrando per via dei pareri contrastanti emersi anche all’interno della stessa maggioranza. La norma sulla sanatoria dei migranti irregolari presenti sul territorio italiano inclusa all’interno del dl Rilancio è stata resa nota nel corso della conferenza stampa, dopo il Consiglio dei Ministri, il 13 maggio scorso dal ministro Teresa Bellanova. Il provvedimento è stato il frutto delle conseguenze che il Covid ha determinato nella campagne italiane rimaste abbandonate a causa dell’emergenza sanitaria nazionale. Qui, la stragrande maggioranza dei lavoratori, per lo più provenienti dall’Est Europa, hanno preferito ritornare in Patria per passare con la propria famiglia questo periodo particolare. Ed allora ecco che a fronte di una situazione di emergenza che ha reso necessario sostituire quelle braccia scappate via, ma anche contrastare il caporalato, si è provveduto con la redazione del decreto dalla mille polemiche. Il documento infatti è il frutto di un “compromesso” politico fra le parti.
Il flop della sanatoria
Ma i dati fino a questo momento stanno smentendo l’esecutivo. L’urgenza richiamata nelle settimane precedenti dal ministro Bellanova, la necessità immediata di immettere manodopera soprattutto nel settore agricolo sono elementi che stanno venendo a mancare. Ed è proprio nel settore primario che la situazione è ben lontana da quella paventata dai principali sostenitori della sanatoria: “A livello nazionale – ha dichiarato lo scorso 4 giugno Romano Magrini di Coldiretti – i numeri sull’agricoltura sono veramente esigui, parliamo di un centinaio di domande o poco più in tutta Italia”.

Dal Viminale, prima della presentazione del primo report, sono trapelati alcuni dati ufficiosi diffusi lo scorso 5 giugno dall’Agi, in cui parlava di un totale di 9.500 domande fino a quel momento arrivate. Numeri ben al di sotto della platea di 220.000 migranti prevista dal governo in sede di approvazione del decreto rilancio. Cifre che testimoniano un fallimento della sanatoria su tutti i vari fronti, circostanza ammessa oramai anche da buona parte della maggioranza. Tanto è vero che nei giorni scorsi alcuni esponenti del Pd, con in testa Laura Boldrini, hanno annunciato l’intenzione di presentare alcuni emendamenti sulla regolarizzazione dei migranti in sede di discussione sulla conversione del decreto legge alla Camera.
I giallorossi: “Regolarizziamo i migranti che erano in Italia a marzo”
Modifiche che riguarderebbero l’allargamento della platea dei migranti interessati e l’allungamento dei termini dal 15 luglio al 31 agosto. Ma il flop della sanatoria ha innescato anche la reazione dell’opposizione, con la Lega che ha già fatto sapere di preparare in parlamento una pioggia di emendamenti volta ad abbattere la norma.