Le fatture finite sotto la lente d’ingrandimento degli inquirenti sono due, da 20.000 e 140.000 euro più Iva. Prima udienza del processo 4 marzo 2019. L’avvocato Bagattini: “Le fatture ci sono, sono state regolarmente pagate e il progetto per il quale Renzi ha lavorato è in corso di realizzazione: siamo dunque molto fiduciosi sul merito del procedimento”
Quando emersero le prime notizie sull’inchiesta, Tiziano Renzipadre dell’ex premier, firmandola, comprò una pagina del quotidiano Qn in cui scriveva di voler essere processato nei tribunali e non più sui giornali. “Stop allo stillicidio, chiedo di essere processato ovunque’, riportava il titolo dell’inserzione a pagamento, in cui protestò pubblicamente la propria innocenza: “basta” ai processi sui giornali, disse con forza, “per il nome che porto”. Ora una data c’è e sembra quasi una beffa. Renzi senior e Laura Bovoli, madre dell’ex segretario del Pd. affronteranno il giudizio a partire dal 4 marzo 2019 con l’accusa di emissione di fatture false da parte di loro società. A giudizio anche l’imprenditore Luigi Dagostino, che in più rispetto ai Renzi è accusato anche del reato di truffa. Le fatture finite sotto la lente d’ingrandimento degli inquirenti sono due, da 20.000 e 140.000 euro più Iva.
La procura di Firenze aveva chiuso le indagini il 18 aprile scorso e presentato la richiesta di rinvio a giudizio l’11 maggio scorso per aver emesso fatture false tramite aziende da loro controllate. Secondo i pm Luca Turco e Christine von Borries, e dopo le indagini della Guardia di finanza, furono pagate fatture per “operazioni inesistenti“, ovvero consulenze mai fatte. Si parla di studi di fattibilità incaricati dalla società di gestione dell’outlet The Mall di Reggello (Firenze), la Tramor srl (leggi l’articolo del Fattoquotidiano.it). L’outlet è molto frequentato dai compratori e gravita nell’orbita della holding globale del lusso Kering. Le fatture a cui non credono gli inquirenti sono due, da 20.000 e 140.000 euro, più l’Iva, e risalgono al 2015. Vennero pagate dalla Tramor a favore delle società Party, la prima, ed Eventi 6, controllate dai Renzi. Nelle indagini i pm e gli investigatori non hanno trovato riscontri convincenti all’oggetto del prezzo. Quegli studi non ci sarebbero mai stati, ma i pagamenti sì. In teoria uno studio commissionato era diretto ad allargare al ‘food’ l’offerta commerciale dell’outlet, concentrata su abbigliamento di marca. L’altro per incentivare la logistica in modo da portare turisti giapponesi a fare acquisti all’outlet, che si trova a una trentina di chilometri da Firenze. I pm aveva chiesto il processo anche per Luigi Dagostino, che deve rispondere delle stesse accuse, più un’altra per truffa. Imputazione, questa, maturata proprio a causa di una delle fatture ‘false’, quella da 140.000 euro di cui Dagostino – ormai non più amministratore della Tramor – sollecitò il pagamento al manager che gli era succeduto. Per l’accusa, Dagostino avrebbe attestato la fondatezza e la veridicità della fattura contabile cosicché venisse pagata con urgenza.
“Era una decisione scontata da quando abbiamo scelto di chiedere il processo nel marzo 2018. Vogliamo infatti difenderci in un processo vero e – fa sapere l’avvocato Federico Bagattini, difensore dei coniugi Renzi – non nel tritacarne mediatico. Anche perché le fatture ci sono, sono state regolarmente pagate e il progetto per il quale Renzi ha lavorato è in corso di realizzazione: siamo dunque molto fiduciosi sul merito del procedimento”.