martedì 7 luglio 2020
Sondaggio imbarazza Conte: il razzismo è cresciuto del 13% rispetto al periodo con Salvini. Ma i media lo nascondono
Di Giuseppe De Lorenzo – C’è un dettaglio passato inosservato nell’ultimo sondaggio Demos&Pi pubblicato su Repubblica e commentato da Ilvo Diamanti. E cioè che oggi rispetto al Medioevo del governo Conte I, cioè quando al Viminale sedeva Matteo Salvini, il “problema” razzismo non è diminuito come ci saremmo aspettati. Tutt’altro: è aumentato, almeno nella percezione degli italiani.
Gli analisti hanno chiesto a un campione di intervistati di rispondere al seguente quesito: “Secondo alcuni osservatori in Italia c’è un problema relativo al razzismo. Quanto si direbbe d’accordo?”. Alla domanda, il 60% degli elettori si è dichiarato molto o abbastanza d’accordo. I più preoccupati sono gli under 29 (84%), poi quelli tra 30 e 44 anni (69%) e via via a scendere fino agli scettici over 65 (solo il 48% vede un problema razzista nel Belpaese). Fin qui, nulla di strano. La ricerca è poco originale, ma ha un senso viste le proteste negli Stati Uniti dei Black Lives Matter. Quello che il grafico dice, ma né il titolo né il pezzo sottolineano a dovere, è che la quota di italiani preoccupati per il razzismo è aumentata del 13 per cento negli ultimi due anni.
Ricordate cosa succedeva a settembre del 2018, quando al governo era da poco arrivato quel buzzurro di Salvini? Sui giornali si iniziava a parlare di uno scenario da Far West, con gli stranieri messi nel mirino di violenti italiani sovranisti e pure un po’ fascisti. Sulle cronache nazionali si rincorrevano quotidiane notizie di aggressioni in strada, violenze, oscurantismi da ritorno al Ventennio. Nel calderone finì, per dire, anche il famoso lancio di uova contro l’atleta italiana Daisy Osakue: per giorni non si fece altro che parlare dell’emergenza xenofoba, accusando velatamente i leghisti e le loro politiche, poi però alla fine si scoprì che a lanciarle era stata una banda di ragazzi tra cui il figlio di un esponente del Pd. Ecco, in quel periodo in cui tutto urlava all’emergenza razzismo, era il settembre del 2018, Demos&Pi fece un sondaggio simile a quello pubblicato ieri. A rigor di logica, viste le aggressioni registrate in quei mesi di orrore, gli italiani avrebbero dovuto osservare un enorme “problema xenofobia”. Invece no. Due anni fa solo il 47 per cento degli intervistati si diceva preoccupati dal pericolo razzista, molti meno di quanti non lo siano oggi.
Osservato da un altro punto di vista, vuol dire che col Conte II gli italiani registrano un maggior problema xenofobo rispetto a quando governava il Conte I. Curioso, no? Visto però che adesso al potere c’è l’avvocato-versione-Pd (e non lo si può certo accusare di odio verso i neri), il dato non viene letto come un aumento del rischio reale fomentato dalle politiche dell’esecutivo, ma solo come un incremento dell’attenzione del popolo alla questione razzismo. La giravolta è magistrale: un esempio perfetto di come rigirare la frittata senza romperla. Perché questo sondaggio, a protagonisti inversi, avrebbe avuto un altro titolo. Ci permettiamo di suggerirlo: “Col Conte II cresce il pericolo razzista”.
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