sabato 18 aprile 2020
ITALIANI IN FILA AL MONTE DEI PEGNI PER MANGIARE, IL GOVERNO PENSA AI CLANDESTINI
«Gli italiani non muoiono di fame», ha detto Bersani solo ieri, accusando chiunque lo sostenga di demagogia. Lui, sardina avariata.
Mentre il governo organizza crociere di lusso per immigrati clandestini e riapre resort in Sicilia per accoglierli una volta terminata la vacanza-quarantena, gli italiani si vendono l’oro per mangiare.
Lo riporta il giornale governativo La Stampa, parlando di code mai viste al Banco dei pegni torinese. Dopo un mese di quarantena, di attività ferme, casse integrazioni inesistenti, stipendi sospesi gli italiani hanno finito i soldi e non hanno risparmi a cui attingere. Così la disperazione porta allo sportello pegni.
Come quello della Banca San Paolo in via Botero. Alle 6, la fila conta 40 persone. Alle 8, circa cento. Ma gli uffici non sono in grado di sbrigare più di venti pratiche per turno.
«È la quinta volta che vengo e mi rimandano sempre a casa. Arrivo da Pinerolo, non posso di certo continuare a fare avanti e indietro», spiega Marco. «Devo lasciare dell’oro. Sono venuta di nascosto. Se mio marito lo scopre mi ammazza, ma abbiamo bisogno di soldi. Adesso. La spesa non si può rimandare», aggiunge una signora. «Come può una madre ammettere che è costretta a vendere le collane per comprare il cibo?».
Gente normale. Gente che prima in qualche modo andava avanti. Che oggi non ce la fa. Eppure, questo governo di invasati vuole regolarizzare 600mila clandestini per farli lavorare al posto loro.
«Lavoro in ospedale e questo è il mio giorno libero – è lo sfogo di una donna. – Io la situazione la comprendo, ma siete voi che non capite. Come posso sorridere ai pazienti, quando non so come tirare avanti?». E ancora, mille storie, tutte diverse e tutte accomunate dallo stesso denominatore: non si riesce ad andare avanti. «La mia bolletta è scaduta. Non è in scadenza. È scaduta», sospira una donna.
Perché ci hanno chiusi in casa. Ma le bollette mica le hanno sospese, questi criminali che si fanno chiamare ministri.
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