domenica 12 luglio 2020
Studio tedesco smonta gli “scafisti” umanitari: ecco i rapporti tra le Ong e i trafficanti di esseri umani
Di Mauro Indelicato – “Pull factor” è uno di quei termini inglesi che abbiamo imparato a conoscere negli ultimi anni ed entrati nel linguaggio comune. Il termine fa riferimento a una delle emergenze più importanti del nostro Paese, quella riguardante l’immigrazione clandestina. Ci si riferisce, in particolare, alla capacità o meno di alcuni fattori di costituire un elemento di attrazione per spingere sempre più migranti in mare. Con particolare attenzione al discorso riguardante le Ong. Da anni ci si chiede se la presenza nel Mediterraneo centrale delle navi di queste organizzazioni favorisca o meno le partenze dalle coste libiche dei barconi.
Su questo tema insistono diverse divisioni, in Italia come all’estero. Distanze non solo di vedute, ma anche ideologiche: chi è vicino politicamente alle attività delle organizzazioni non ammetterà mai che la presenza delle navi è un “pull factor” per i migranti, chi invece vorrebbe le Ong ferme nei porti ha sempre dichiarato il contrario e cioè che i mezzi delle organizzazioni potrebbero richiamare sempre più barconi verso le coste europee.
Sul quotidiano tedesco Die Welt nei giorni scorsi è uscito uno studio molto interessante, soprattutto obiettivo. Così come rimarcato su LaVerità, si tratta di un’analisi svolta dal Gasim, ossia il centro di analisi strategiche sull’immigrazione illegale del ministero dell’Interno tedesco. È quindi uno studio portato avanti da un ente pubblico tedesco che, come tale, è chiamato ad una certa imparzialità nelle sue considerazioni.
Nell’analisi del Gasim sono stati sottolineati due aspetti. Il primo ha a che fare con le previsioni per i prossimi mesi: “L’esperienza ha dimostrato – si legge nel documento riportato da Die Welt – che ci sarà un aumento delle partenze nei prossimi mesi estivi”. E fin qui nulla di sorprendente, visto che è da anni che il fenomeno migratorio raggiunge il suo apice in estate, quando le condizioni meteo appaiono più favorevoli alle traversate.
L’altro aspetto riguarda invece per l’appunto i “Pull Factor” per valutare l’entità del fenomeno migratorio nelle prossime settimane che potrebbe dipendere, tra le altre cose, “dall’intensità dei combattimenti in Libia, dall’ulteriore sviluppo della pandemia di Covid e dalle capacità delle reti di contrabbando e dai soccorsi marittimi statali e privati”.
A risaltare all’occhio in questo passaggio dell’analisi è quest’ultimo punto: i soccorsi statali e privati, potrebbero rappresentare uno dei fattori più importanti da valutare per capire l’intensità del fenomeno migratorio. La presenza di navi Ong quindi potrebbe indurre a più partenze dalle coste libiche.
Attenzione però: i soccorsi privati non vengono visti come il “pull factor” principale, ma accorpati assieme ad altri elementi in grado di determinare l’andamento dei flussi. Nello studio è stato infatti specificato che le partenze vengono notate e registrate anche quando non ci sono in mare le navi Ong. Inoltre, ampio risalto è stato dato agli sbarchi fantasma e dunque alla presenza di approdi autonomi che ogni mese si verificano lungo le nostre coste.
Tuttavia, come specificato nella stessa analisi, quando ci sono navi delle organizzazioni tutto risulta in qualche modo più semplice: “Quando sono presenti navi delle Ong, ci sono partenze concordate – si legge nello studio di Gasim – Secondo rifugiati e migranti, i trafficanti usano la funzione di localizzazione di vari siti Web per determinare la posizione delle navi delle Ong, e in singoli casi le hanno contattate tramite telefono satellitare”.
In poche parole, per i trafficanti basta dare un’occhiata a dei comuni siti in cui vengono attestate le posizioni in mare delle navi e, una volta rintracciate le coordinate di quelle delle Ong, possono inviare il proprio “carico” di migranti. Dunque, niente spauracchio di motovedette e quant’altro possa fermare la corsa dei barconi lanciati direttamente poi verso le navi umanitarie, con i migranti a bordo che hanno la possibilità di arrivare in Europa.
Due quindi i rilievi mossi dallo studio tedesco: rendere la vita più semplice a chi manda in avanscoperta i barconi nel Mediterraneo centrale da un lato, essere direttamente contattati a volte dalle coste libiche dall’altro. Un contesto quindi dove, comunque la si veda sotto il profilo ideologico, il ruolo delle organizzazioni non governative è tutt’altro che secondario nelle dinamiche dei flussi migratori.
Chissà se nella sede della Cancelleria tedesca a questo rapporto verrà dato peso. Sono due le Ong tedesche impegnate nel Mediterraneo: la Sea Watch e la Sea Eye, entrambe dal governo di Berlino non hanno mai ricevuto richiami per il fatto di portare migranti in territorio Ue. Al contrario, il rapporto tra le due organizzazioni e l’esecutivo guidato da Angela Merkel è sempre apparso piuttosto “ambiguo”.
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