giovedì 20 agosto 2020
Lamorgese cancella DL Sicurezza, riparte il business per la “mafia” dell’accoglienza: già stanziati 325 milioni
Di Antonella Aldrighetti – Altro che discontinuità gestionale nell’amministrare l’immigrazione. Si ritorna al passato remoto quando il termine richiedente asilo e rifugiato erano considerate dizioni omologhe, quando c’era la protezione umanitaria e il buonismo imperante la faceva ipocritamente da padrone. Quando al Viminale sedeva Angelino Alfano e poi successivamente Marco Minniti.
Già, ma al governo giallorosso quella modalità di organizzazione è piaciuta eccome tant’è che, in poche settimane, si è ripassati alla riapertura dei servizi per i richiedenti asilo e sono stati messi a disposizione, proprio questa settimana, 375 milioni di euro e oltre (375.445.844,01 per l’esattezza) per garantire l’accoglienza negli Sprar da gennaio prossimo a dicembre 2023. È da rammentare che a luglio scorso era di già stato coperto ampiamente il semestre corrente fino alla fine dell’anno con altrettanti 170 milioni. Insomma soldi a pioggia che verranno erogati proporzionalmente a tutti gli 800 comuni della rete d’accoglienza, rigorosamente come prevede il cosiddetto modello Riace di popolare memoria.
Però non è il caso di dimenticare che, come si evince dalle valutazioni del Viminale solo il 40 per cento dei richiedenti asilo possiede i requisiti per ottenere la protezione internazionale, il resto riceve un sonoro diniego. E spesso come via di fuga entra in clandestinità. Tuttavia i giallorossi non si arrestano dinanzi a tali difficoltà e ripartono all’attacco con le proposte di recupero delle piccole città, dei vecchi mestieri e della cura del territorio con tanto di progetti ai quali sicuramente il ministero dell’Interno provvederà a erogare altre risorse fresche.
Ma il percorso negli Sprar passa ad abbracciare anche altri aspetti ossia la volontà dell’esecutivo di riorganizzare l’accoglienza chiudendo i centri straordinari e speciali per distribuirli in realtà locali più piccole e detenute direttamente dai comuni. Il programma è stato accennato dal ministro dell’Interno Luciana Lamorgese che però ha anche assicurato che se ne parlerà a settembre.
Certo è che i primi a sfregarsi le mani per dare libero sfogo al desiderio di ospitalità saranno le tante cooperative, le onlus e e le Ong che negli ultimi due anni hanno visto ridursi le proprie entrate. Da un lato per la diminuzione del budget imposta da Matteo Salvini con i decreti Sicurezza e dall’altro per la chiusura degli Sprar. Dopo la prima boccata d’ossigeno alle associazioni benefiche con il rialzo delle basi d’asta voluto dalla Lamorgese che ha incrementato i compensi del 10% ora si è passati anche a voler rivalutare il rientro al prezzo iniziale di 35 euro pro capite e pro die.
Nulla di nuovo anzi, i Comuni che vorranno ospitare gli immigrati ne gioiranno, almeno sulle prime. Valutazioni innegabili infatti porteranno a chiedersi come le municipalità saranno in grado di amministrare gli arrivi dei migranti nei diversi centri una volta che le prefetture non avranno più il controllo dell’organizzazione. In assenza di autorità di pubblica sicurezza, messe a disposizione dalle prefetture in accordo con il Viminale, non è chiaro se i territori dovranno mettere a disposizione i vigili urbani per controllare i migranti e sedare eventuali stati di agitazione. Non si esclude che nelle prossime settimane saranno diversi i primi cittadini che si ritroveranno a valutare i riflessi tutt’altro che positivi cui dovranno sottostare per volontà dell’esecutivo Conte 2.
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