giovedì 24 gennaio 2019

Mario Giordano demolisce Cottarelli: “Dice che la legge Fornero non si tocca, ma lui è andato in pensione a 59 anni con un assegno da oltre 18 mila €”


Mario Giordano per “la Verità” Più che Cottarelli, Costarelli.

Ogni domenica appare dagli schermi tv con Fabio Fazio per spiegarci, manco fosse la Madonna del sacrificio, che dobbiamo spendere meno. E per dare il buon esempio, si fa dare da mamma Rai 6.500 euro per ogni sua apparizione. Gli italiani tirino la cinghia, insomma, che lui tira le somme. E sono somme piuttosto abbondanti.

Per dire: nell’ ultima sua omelia domenicale, quella di qualche giorno fa, è stato in onda dalle 20.43 alle 21.11, cioè esattamente 28 minuti. Cioè significa che la sua tariffa è pari a 4 euro al secondo, 232 euro al minuto, in pratica circa 14.000 euro l’ ora. Non male per un signore che ha fatto della spending review la sua missione di vita. Lo chiamavano Mister Forbici. Ma, come minimo, sono forbici d’ oro. Le quali, per altro, evidentemente tagliano solo nelle tasche altrui.

È stata la stessa Rai a comunicare l’augusta cifra, rispondendo a una interrogazione del senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri. Il meccanismo, per la verità, è piuttosto contorto: la Rai ha firmato infatti un accordo complessivo per la fornitura del programma con Officina, la società controllata per metà dal medesimo Fabio Fazio. È quest’ ultima materialmente a versare il cachet, il quale per altro non va direttamente nelle tasche di Cottarelli alias Costarelli, ma all’Osservatorio sui conti pubblici dell’ Università Cattolica di Milano, di cui il medesimo è direttore.

La sostanza cambia poco: ogni comparsata del professore costa 6.500 euro e chi paga quei soldi, tramite il canone Rai, sono gli italiani. I quali, immaginiamo, esulteranno all’ idea di offrire cotanto denaro a un signore per fare in modo che quest’ ultimo spieghi loro in diretta tv che devono fare sacrifici.

Uno dei cavalli di battaglia di Cottarelli, per esempio, è la legge Fornero. A ogni occasione, appena può, lui pontifica che non bisogna toccarla. Che è giusto che gli italiani lavorino sempre di più. Fino a 67 anni. Anche oltre. Sono in fabbrica? Chi se ne importa. Non ce la fanno più? Fattacci loro. I conti pubblici non permettono nessun intervento, il governo è pazzo se pensa di accogliere, anche solo in parte, le richieste dei lavoratori esasperati.

Questo dice Mister Forbici d’ oro. E sono parole che dovremmo tenere ben presenti, non solo perché, come detto, ci costano piuttosto care, all’ incirca 6.500 euro ogni mezz’ ora. Ma anche perché chi le pronuncia sa bene di che cosa parla, essendo andato in pensione a 59 anni con un assegno da oltre 18.000 euro al mese.

Voi capite: uno che prende, da quando aveva 59 anni, oltre 18.000 euro al mese (220.000 euro l’ anno, per l’ esattezza) come pensionato del Fondo monetario internazionale e poi fa sborsare alla Rai 6.500 euro per ogni mezz’ ora che passa davanti alle Tv, non ha tutti i diritti di insegnarci come si fanno i risparmi? Come bisogna fare sacrifici? Non fa forse bene a indignarsi di fronte a semplici operai che pretendono (pensate l’ assurdità) di andare in pensione a 62 anni, dopo aver versato 38 anni di contributi? Ma chi si credono di essere costoro?

Dei funzionari del Fondo Monetario? Dei Mister Forbici d’ oro? Dei commissari alla spending review? Degli amici di Fabio Fazio? Lavorino fino a 67 anni in fonderia e non rompano le balle a chi sta spiegando, con la cipria sul naso, che bisogna soffrire.

«Avevo nostalgia di Washington», disse Cottarelli, alias Costarelli, nell’ ottobre 2014. In quel momento lasciava l’ incarico di commissario alla spending review a Palazzo Chigi per rientrare al Fondo monetario internazionale.

In Italia l’ aveva chiamato Enrico Letta, negli Stati Uniti lo aveva rispedito Matteo Renzi, il quale fra un Airbus e l’ altro non amava tanto quelli che facevano le pulci alle sue spese. In quell’ occasione, il professore pronunciò anche frasi pesantissime sui burocrati dei palazzi delle istituzioni: «Non mi davano nemmeno i documenti», accusò. Ma siccome non era Rocco Casalino, allora nessuno si scandalizzò. Per altro la nostalgia di Washington non gli è nemmeno durata tanto: nel 2017 infatti ce lo siamo ritrovati in Italia. E il motivo è anche facilmente comprensibile: negli Stati Uniti, a quanto risulta, non hanno né Fabio Fazio né mamma Rai. 6.500 euro per mezz’ ora se li può anche scordare, laggiù.

Così nel 2017 Cottarelli è diventato direttore dell’ Osservatorio sui conti pubblici all’ Università Cattolica di Milano. Di qui, nel maggio 2018 ha provato il gran balzo verso Palazzo Chigi. Nonostante la mise perfettamente chic, zainetto in spalla e trolley al seguito, il tentativo si è schiantato contro uno spiacevole incidente di percorso: per sua sfortuna, infatti, per governare l’ Italia a tutt’ oggi bisogna ancora avere i voti in Parlamento.

Pensate che disdetta: non bastano quello dei palazzi importanti, dal Fondo monetario al Quirinale. Per ovviare a questa evidente distorsione, va detto, negli ultimi tempi si stanno prodigando in tanti: istituzioni europee, burocrati, tecnocrati, corazzieri del Quirinale, financo agenzie di rating e mercati. Per cui, tranquilli: non appena riusciranno a imporre finalmente il loro volere, come ai bei tempi di Monti, eliminando ogni fastidio democratico, Cottarelli potrebbe tornare pesantemente in gioco per guidare il Paese. Non ne vediamo l’ora.

Per il momento, però, deve accontentarsi di farsi guidare da Fabio Fazio nella chiacchierata domenicale su Raiuno. Un siparietto educativo e un po’ soporifero, in cui ogni settimana ci spiega che il governo sta sbagliando tutto, che la flat tax non si può fare, che il reddito di cittadinanza è peggio che la peste bubbonica, che la riforma della legge Fornero è da rifuggire come il colera e che è venuto il momento di tagliare davvero tutto quello che si può tagliare.

A parte la sua pensione da 18.000 euro, ovviamente, e il compenso da 6.500 euro per la mezz’ ora di Tv a cura di mamma Rai. Ha scritto Giancarlo Perna che l’ uomo ha «una faccia rettangolare da cercatore d’ oro californiano». Ed è proprio vero.

Soltanto che il cercatore californiano, a quanto pare, il filone d’ oro l’ ha trovato. Nelle nostre tasche, purtroppo.