venerdì 7 giugno 2019
L’ex toga rossa Franco Roberti inchioda Renzi e il PD: “Così hanno influenzato le nomine dentro il Csm”
Nel 2014 il governo #Renzi, all’apice del suo effimero potere, con decreto legge, abbassò improvvisamente, e senza alcuna apparente necessità e urgenza, l’età pensionabile dei magistrati da 75 a 70 anni. Quella sciagurata iniziativa era palesemente dettata da un duplice interesse:
1) liberare in anticipo una serie di posti direttivi per fare spazio a cinquantenni rampanti (in qualche caso inseriti in ruoli di fiducia di ministri, alla faccia della indipendenza dei magistrati dalla politica).
2) tentare di influenzare le nuove nomine in favore di magistrati ritenuti (a torto o a ragione) più “sensibili” di alcuni loro arcigni predecessori verso il potere politico.
Il disegno é almeno in parte riuscito perche da allora, mentre il Csm affannava a coprire gli oltre mille posti direttivi oggetto della “decapitazione”, si scatenava la corsa selvaggia al controllo dei direttivi, specie delle procure. Il caso Palamara ne é, dopo cinque anni, la prova tangibile, sebbene temo sia soltanto la punta dell’iceberg.
Chiedo alla libera informazione (sperando che esista ancora) di non perdere l’attenzione su questo scandalo. Chiedo al Partito Democratico, finora silente, di prendere una posizione di netta e inequivocabile condanna dei propri esponenti coinvolti in questa vicenda, i cui comportamenti diretti a manovrare sulla nomina del successore di Giuseppe Pignatone sono assolutamente certi, se vuole essere credibile nella sua proposta di rinnovamento e di difesa dello stato costituzionale di diritto dell’aggressione leghista.
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