venerdì 7 giugno 2019
Toghe sporche, spunta il posto in Regione Lazio (guidata da Zingaretti) per la moglie del magistrato Palamara
Non si placa l’attenzione mediatica sul caso Palamara. Secondo quanto scrive il Fatto Quotidiano, infatti, la moglie del magistrato – Giovanna Remigi – è stata per quasi tre anni dirigente esterna della Regione Lazio guidata da Nicola Zingaretti. La collaborazione, come si legge nel curriculum vitae disponibile online, risale al 2015 ed è andata avanti fino al 2017.
La Remigi ha ricoperto un ruolo nell’ufficio “Analisi del contenzioso” nella Direzione Salute e Politiche sociali. Il tutto per un costo – scrive il Fatto – di circa 78mila euro all’anno, esclusa la retribuzione di risultato. Nel 2017, poi, la moglie di Palamara ha poi ottenuto un contratto (ancora in corso) all’Agenzia Italiana del Farmaco come Dirigente II Fascia della Segreteria Tecnica Istituzionale della Direzione Generale. Ma facciamo un passo indietro. Secondo quanto si legge nel Cv, la Remigi ha iniziato a lavorare nell’ambito della Regione Lazio nel lontano 2006. Prima a Laziosanità, l’Agenzia di Sanità Pubblica della Regione Lazio.
Poi quando nel 2013 Zingaretti chiude alcune agenzie regionali, tra cui l’Agenzia di Sanità Pubblica (Asp), la moglie di Palamara – insieme a tutti gli altri dipendenti – finisce nella Direzione Regionale Salute e Integrazione Sociosanitaria. Nel 2015 poi partecipa a un bando pubblico per un contratto determinato alla Direzione Regionale Salute e Politiche Sociali. La Remigi vince il bando e nel febbraio 2015 diventa dirigente dell’ufficio “Analisi del Contenzioso” dell’Area “Affari generali”, poi nel 2016 con una “novazione oggettiva del contratto” diventa dirigente dell’Ufficio di Staff del Direttore “Coordinamento del contenzioso”.
Per Palamara, sentito dai cronisti del Fatto, “mia moglie non ha mai avuto bisogno di me per gestire il suo lavoro“. Il magistratofinito nella bufera ricorda che la Remigi “ha un curriculum di tutto rispetto nei più importanti studi amministrativi“. L’ufficio stampa della Regione Lazio, invece, precisa sempre al quotidiano diretto da Marco Travaglio che “all’atto della chiusura dell’Asp, tutti i dipendenti sono stati trattati alla stessa maniera e i contratti a tempo arrivati successivamente, come sempre accade, sono stati gestiti in maniera trasparente e secondo le norme“.
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