giovedì 22 novembre 2018

Savona: “L’Ue va contro un iceberg, Se ci boccia la manovra, deciderà il popolo”


Il ministro agli Affari europei per oltre due ore ha risposto alle domande dei giornalisti alla sede della stampa estera a Roma. E se da una parte ha dato garanzie di stabilità, dall’altra ha lanciato un avvertimento.

Dopo “le preoccupazioni” espresse dalla commissione per la nota al Def del governo italiano, ha ribadito che si tratta secondo lui di un programma “cauto e moderato” e se dovesse essere respinto lui si “metterà da parte”. Ha anche criticato la scelta di mettere quattro tecnici in posizioni chiave dell’esecutivo: ”

La responsabilità deve prendersela il popolo”. “Lega e M5s? Forze rivoluzionarie che sono entrate in Parlamento e ora devono governare”

“Perché il 2,4% di rapporto deficit\pil è troppo? Che cosa fa l’Europa? Tiene il pilota automatico? Va contro un iceberg e dice: ‘Abbiamo solo il pilota automatico’. Questo sta facendo”. E ancora:

“Cosa dobbiamo fare con una politica monetaria che cambia segno e con il rallentamento della crescita internazionale?”. Il ministro agli Affari europei Paolo Savona ha incontrato per più di due ore i giornalisti alla sede della stampa estera a Roma e usando provocatoriamente la metafora del Titanic ha difeso la manovra del governo Lega-M5s. Se solo venerdì 5 ottobre la commissione Ue ha espresso “preoccupazione” sulla nota di aggiornamento al Def, oggi l’economista ha rivendicato l’intervento da una parte dando garanzie di stabilità, dall’altra avvertendo che se dovesse arrivare lo stop da Bruxelles la crisi sarebbe poi un fatto “grave per l’Europa e per il mondo”: “Il programma di governo presentato”, ha detto, “è da un punto di vista di logica economica molto preciso e, a mio avviso, moderato e necessario. Il 2,4% di deficit è il minimo per muoversi in una condizione di cautela e moderazione.

Nessuno può dire che questa nostra nota di aggiornamento al Def metta in dubbio la stabilità finanziaria dell’Italia e dell’Europa, siamo abbastanza forti per reggerla. La sfida è sulla realizzazione degli investimenti”.

E “se l’Unione europea si mettesse in una posizione conflittuale?”, è stata la domanda. “Io non lo so, deciderà il popolo non io, io mi metto da parte”, ha detto il ministro arrivando ad evocare un suo passo indietro nel caso in cui venisse bocciata la misura. Savona, nel suo lungo discorso, ha quindi garantito che “nessuno nel governo vuole l’uscita dall’Europa” e che “alla fine troveremo un punto di incontro”.

Sulle polemiche a distanza tra i vicepremier e Bruxelles, ha commentato: “Non posso impedire alle persone di parlare e mi batto perché possano farlo. Ma se i commissari europei reagiscono per un 2,4 senza aver letto ancora la nota al Def, vuol dire che c’è di mezzo la campagna elettorale delle Europee“. E nel merito ha anche difeso i suoi colleghi di governo: “Alcune provocazioni, con un certo stile” sono “piuttosto pesanti” ha detto, in riferimento al botta-risposta tra il presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker e il vice premier Matteo Salvini.

Tuttavia, ha detto, “il messaggio che il mercato insegnerà agli italiani come votare” io lo trovo molto più insultante di quello che risponde ‘non è sobrio quando parla’”. Perché “Salvini e Di Maio possono essere intemperanti fuori, ma una cosa è l’intemperanza e altra è la responsabilità di governo di cui sono perfettamente consapevoli. Altrimenti gli elettori li manderanno a casa”. E ha concluso: “Queste due forze rivoluzionarie sono entrate in Parlamento, adesso devono governare” Oggi tra Roma e Bruxelles è stata un’altra giornata di tensione, anche se con il tentativo del presidente della Camera Roberto Fico di mediare. Proprio l’esponente 5 stelle ha incontrato il commissario agli Affari economici Pierre Moscovici e ha detto di aver convenuto che “bisogna abbassare i toni”. Sul fronte italiano, Savona ha lavorato in questo senso difendendo il testo a livello formale: “La manovra”, ha detto, “è corretta, cauta e per certi versi moderata”, visto per altro che si poteva fare anche di più.

In ogni caso il governo si è impegnato tra le altre cose a una verifica trimestrale dei conti e se ad esempio si accorgesse che il deficit è sfuggito di mano “bisognerà intervenire e gli strumenti per intervenire ce li abbiamo”. Le previsioni per il futuro, tuttavia, appaiono più rosee delle attese, tanto che il ministro si è detto “convinto che la crescita italiana possa arrivare al 2% invece dell’1,5% e al 3% invece che all’1,6%” nel prossimo biennio.