Di Salvatore Izzo – “L’accoglienza è virtù evangelica: va assicurata senza se e senza ma, soprattutto se chi varca il nostro confine è in condizioni disperate”. Alla vigilia dell’incontro di Bari tra il Papa e i vescovi del Mediterraneo, organizzato e promosso dalla Cei, la posizione della Chiesa Italiana, molto chiara e in sintonia con Papa Francesco, è stata ribadita dal presidente della Conferenza Episcopale, cardinale Gualtiero Bassetti, intervenuto questa domenica dalle colonne di Avvenire e dallo studio di A Sua Immagine, ospite di Lorena Bianchetti per il programma in collaborazione tra la Cei e la Rai. Il modello, ha spiegato Bassetti, “sono i colloqui del Mediterraneo realizzati 50 anni fa da Giorgio La Pira, che voleva il Mediterraneo fedele alla sua vocazione e profezia”. “Il mare del meticciato”, lo ha definito Papa Francesco a Napoli, come la ricordato la Bianchetti. “La cultura di oggi non è la cultura del meticciato”, ha ammesso Bassetti, osservando però che “questo è uno sbaglio: le principali civiltà oggi conosciute sono nate nel Mediterraneo, e se non è meticciato questo…”.
Nella visione del Papa, il meticciato non è un dato genetico, frutto della casualità degli incontri, ma un valore. Già il cardinal Martini nel documento “Noi e l’Islam” del 1990 metteva in guardia contro il conflitto e il relativismo disinformato. Il fenomeno, infatti, va conosciuto – precisava – per evitare “uno zelo disinformato che può esprimersi sia attraverso atteggiamenti di chiusura pregiudiziale sia – più sovente – attraverso atteggiamenti superficiali che in nome di un generico ottimismo non colgono la complessità delle questioni e i problemi. La posizione corretta è un serio sforzo di conoscenza, un supplemento di cultura”.
L’unità del popolo di Dio
Rispondendo, in un dialogo con i gesuiti del Mozambico, riguardo alla xenofobia dilagante, Bergoglio ha detto: “La xenofobia e l’aporofobia oggi sono parte di una mentalità populista che non lascia sovranità ai popoli. La xenofobia distrugge l’unità di un popolo, anche quella del popolo di Dio. E il popolo siamo tutti noi: quelli che sono nati in un medesimo Paese, non importa che abbiano radici in un altro luogo o siano di etnie differenti. Oggi siamo tentati da una forma di sociologia sterilizzata. Sembra che si consideri un Paese come se fosse una sala operatoria, dove tutto è sterilizzato: la mia razza, la mia famiglia, la mia cultura… come se ci fosse la paura di sporcarla, macchiarla, infettarla. Si vuole bloccare quel processo così importante che dà vita ai popoli e che è il meticciato. Mescolare ti fa crescere, ti dà nuova vita. Sviluppa incroci, mutazioni e conferisce originalità. Il meticciato è quello che abbiamo sperimentato, ad esempio, in America Latina. Da noi c’è tutto: lo spagnolo e l’indio, il missionario e il conquistatore, la stirpe spagnola e il meticciato. Costruire muri significa condannarsi a morte. Non possiamo vivere asfissiati da una cultura da sala operatoria, asettica e non microbica”.
La Vergine di Guadalupe, la Madonna Meticcia
Il 12 dicembre, poi, celebrando in San Pietro la Madonna di Guadalupe, la Morenita, patrona di tutti i popoli di lingua spagnola dell’America, protettrice dei “latinos” e dei migranti che cercano di attraversare il confine messicano per raggiungere gli Stati Uniti, il Papa ha esaltato il valore di quella figura meticcia della Vergine, e ha ricordato che “non si può ridurre il ruolo della donna nella Chiesa a mera funzionalità, cioè a burocrazia e compiti da svolgere o caselle da occupare, perché questo atteggiamento riduce la natura e la chiamata della donna stessa e ci lascia a metà strada. La donna nella Chiesa va oltre questa visione e il suo essere Madre trasforma anche tutta la Chiesa che diventa appunto ‘Santa Madre Chiesa’. Maria è meticcia, come il volto della Guadalupana. Ha voluto essere meticcia, si è mescolata ma non solo con Juan Diego, è diventata meticcia per essere madre di tutti, si è meticciata con l’umanità. Perché lo ha fatto? Perché lei ha meticciato Dio e questo è il grande mistero: Maria madre meticcia, che ha fatto Dio, vero Dio e vero uomo, in suo Figlio Gesù”.
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