venerdì 1 marzo 2019

Vittorio Feltri: perché Matteo Salvini resta con Luigi Di Maio (e non va con Silvio Berlusconi)


Gli italiani si stupiscono perché Matteo Salvini dà una mano a Gigino Di Maio a stare in piedi nonostante gli schiaffoni elettorali da questi ricevuti ultimamente in Abruzzo e Sardegna.

Ma non c' è niente di strano per il Soccorso alpino al napoletano. Qui si tratta di far sopravvivere il governo claudicante almeno fino alle consultazioni europee, dopo di che chi vivrà vedrà se si proseguirà nella alleanza spuria tra Lega e 5 Stelle o se sarà il caso di romperla e mobilitare anticipatamente le urne per eleggere un nuovo Parlamento con diverse connotazioni politiche.

Ove i grillini si ammosciassero ulteriormente e il Carroccio dovesse superare quota 30 per cento, gli scenari muterebbero. Come? Dipenderà da tanti elementi, non escluso il gradimento ottenuto dal resto del centrodestra. Unica certezza, intanto, è che non avremo un esecutivo tecnico, da molti invocato ma da tutti poco amato per motivi storici. I tecnici sono di norma più imbranati dei professionisti della Camera e del Senato. Monti docet.

Il feeling tra Salvini e Di Maio non è ideologico, bensì si basa su un rapporto di reciproca convenienza. Se fra i due, che non si somigliano neanche nel bianco degli occhi, si spezza la collaborazione, entrambi vanno in vacca e non hanno nulla da offrire a Mattarella per evitare la crisi, che sarebbe esiziale per mancanza di soluzioni alternative. Non ci vuole una laurea onde capirlo ed è per questo che una minoranza lo capisce.

La politica non si regge esclusivamente sui numeri, ed è influenzata dalle sfumature, è noto, tuttavia è la matematica che la determina. O hai la maggioranza, e puoi pretendere di guidare i ministeri, altrimenti ti devi rassegnare a stare in disparte. In attesa di tempi migliori.

Supporre che il leader della Lega compia miracoli pur essendo adesso depositario del 17 per cento dei suffragi è come puntare sulla Spal per la vincita dello scudetto.