domenica 9 giugno 2019

La Cei insiste: “Accogliere i migranti è una necessità democratica e priorità civile. Salvini non è De Gasperi”


“Staccare i fedeli dal Papa è una manovra sbagliata e controproducente”. In una intervista a Repubblica, il presidente della Cei Gualtiero Bassetti torna a criticare il voto dei cattolici alla Lega di Matteo Salvini. “Significa che è profonda la crisi di altre proposte”, critica il cardinale pungolando ancora una volta il leader del Carroccio.

“Non basta dirsi cattolici per diventare De Gasperi “. Nella dura intervista a Repubblica Bassetti, che durante la campagna elettorale per le elezioni europee è più volte entrato in contrasto con Salvini e l’esecutivo gialloverde, spiega che l’azione solidale della Chiesa “non è un’opera pia, ma una necessità democratica” e chiede a chi governa di non scaricare “su altri le proprie responsabilità”.

Nel mirino del presidente dei vescovi italiani non ci sono solo le direttive messe in campo dal ministro dell’Interno per contrastare l’immigrazione clandestina, ma anche le misure economiche che il governo sta studiando per provare a far uscire il Paese dalla crisi economica. Nell’intervista il cardinale attacca, infatti, la politica “fondata sulla paura e sulle promesse facili” e ricorda che il “debito pubblico non è una invenzione del demonio, ma è frutto di tante nostre miserie”.

In Vaticano la grande preoccupazione è sul crescente peso dei cattolici che votano Lega. “Proprio le indagini sociologiche ci insegnano come sia necessario distinguere tra tradizione culturale, religione e fede”, mette le mani avanti Bassetti secondo cui “le trasformazioni sociali di questi anni non hanno cancellato un vocabolario comune, che rimane richiamo e ricchezza a cui tendere anche per tanti che hanno un’appartenenza debole alla comunità ecclesiale”. “Per noi – continua il numero uno della Cei – questo costituisce l’orizzonte di un nuovo impegno di testimonianza e di proposta cristiana. Cercare di staccare i fedeli dai vescovi e soprattutto dal Papa è una manovra sbagliata e controproducente”. Bassetti spiega, quindi, che l’unità della Chiesa è “qualcosa di profondo e radicato”.

Da qui il rifiuto l’idea che “la Chiesa possa essere portata sul piano della battaglia partitica, quasi come pastori fossimo preoccupati di schierarci o con uni piuttosto o con gli altri”. “La storia ci insegna che non è mai stata una buona scelta quella di rincorrere i potenti, magari confidando di ottenerne consensi e privilegi – conclude infine – la Chiesa italiana è una presenza a servizio di tutti”.