domenica 9 giugno 2019

Anche per la Pentecoste Bergoglio fa propaganda pro-invasione: “Dobbiamo contaminarci o diventiamo setta”


Roma, 9 giu – Non ce la fa, la tentazione di attaccare identità, confini e appartenenze lo assale ogni giorno. Papa Francesco coglie sempre l’occasione per incensare l’immigrazione, l’accoglienza, le porte aperte. A prescindere dalla questione dottrinale ecclesiastica e dalle divisioni interne sempre più evidenti all’interno della Chiesa cattolica, a colpire è l’insistente attitudine al sermone buonista di un Papa che sta generando scompiglio e incertezze tra i fedeli.

 Anche oggi Bergoglio è tornato a lanciare frecciate, stavolta spingendosi oltre la solita retorica immigrazionista. “Oggi nel mondo le disarmonie sono diventate vere e proprie divisioni: c’è chi ha troppo e chi nulla, c’è chi cerca di vivere cent’anni e chi non può venire alla luce. Nell’era dei computer si sta a distanza: solo contatti, più ‘social’ ma meno sociali”, ha affermato il Papa nell’omelia della messa di Pentecoste in piazza San Pietro. Fin qui tutto condivisibile, per quanto banale e decisamente scontato.

Esaltare la contaminazione?
Il problema è che da una riflessione inappuntabile, Bergoglio sia scivolato a gamba testa contro l’identità. “Sempre c’è la tentazione – ha detto infatti il pontefice – di costruire ‘nidi’: di raccogliersi attorno al proprio gruppo, alle proprie preferenze, il simile col simile, allergici a ogni contaminazione. Dal nido alla setta il passo è breve: quante volte si definisce la propria identità contro qualcuno o contro qualcosa!”.

 Pur soggetta a interpretazione, nel tipico linguaggio “diplomatico” della Chiesa (tra l’altro ultimamente piuttosto trascurato a vantaggio delle sparate senza mezzi termini), l’esaltazione della “contaminazione” è decisamente discutibile quando non si afferma ciò che si è, abbracciando l’altro da sé senza la necessaria conservazione della propria cultura. Ragionamento insomma piuttosto pericoloso.

A noi sembra comunque che il Papa sia allergico alle identità, viste come il male assoluto in un mondo che in realtà, spesso forzatamente, le sta distruggendo proprio nel nome della cosiddetta contaminazione.