martedì 4 giugno 2019
L’Ong Sea Watch 3 torna a “pesca” nella zona Sar della Libia. Ma Salvini: “Sarà fermata con ogni mezzo”
La Sea Watch 3 sta navigando verso la Libia. Salpata sabato sera dal porto di Marsiglia per raggiungere l’area Search and rescue (Sar) e “tornare alla sua missione di soccorso nel Mediterraneo centrale”, l’imbarcazione della ong tedesca si prepara all’ennesimo scontro con Matteo Salvini. Che, però, non intende mollare di un millimetro nemmeno questa volta. “Non pensino di aiutare scafisti, imbarcare immigrati e dirigersi verso l’Italia – è l’avvertimento del ministro dell’Interno – verranno fermati, con ogni mezzo lecito consentito”.
È ormai questione di ore. La Sea Watch 3 è pronta a riprendere le operazioni di soccorso in mare dei migranti che rischiano la vita nel Mediterraneo cercando di raggiungere le coste europee. Non appena il tribunale all’Aja ha deciso che “il codice olandese che ha introdotto nuove norme di sicurezza a bordo delle navi non può essere attuato senza un periodo di transizione”, l’imbarcazione è tornata in mare. E così, dopo essere rimasta ancorata in porto per un mese intero, punta ancora a intralciare le attività di salvataggio operata nell’area Sar dalla Marina militare libica per poi portare i clandestini nei porti italiani. Già nelle scorse ore su Twitter l’equipaggio della ong tedesca ha subito puntato il dito contro i marinai di Tripoli. “L’equipaggio del nostro aereo da ricognizione Moonbird è stato testimone di un disperato tentativo: naufraghi che hanno cercato di fuggire da un’intercettazione e cattura da parte della cosiddetta guardia costiera libica scappando a nuoto”, si legge nel tweet che mostra i migranti che provano a fuggire a nuoto (guarda qui).
In sinergia con la Mare Jonio, l’imbarcazione del progetto “Mediterranea Saving Humans” messo in piedi dai centri sociali italiani, la Sea Watch vuole sfidare nuovamente le direttive italiane che hanno portato alla chiusura totale dei porti a tutte le ong. “L’Europa – è l’accusa mossa dal capo missione Philipp Hahn – sta lasciando annegare le persone come deterrente per coloro che rimangono intrapollati in Libia nei campi di detenzione in condizioni disumane e che non possono far altro che scegliere tra tortura e morte e il Mediterraneo. Finché l’Ue negherà loro un passaggio sicuro e non ottempererà all’obbligo di soccorso in mare – ha continuato – faremo ciò che è nelle nostre possibilità per salvare quante più vite possibile”.
A dargli man forte si è poi messa anche Neeske Beckmann, coordinatrice delle operazioni di Moonbird che ha accusato Bruxelles di “coordinare una sistematica violazione del diritto internazionale”. Quello che l’ong vorrebbe è l’apertura di un corridoio per far passare chiunque voglia raggiungere il Vecchio Continente. Un’opzione che in Italia Salvini respinge categoricamente. “Non pensino di aiutare scafisti, imbarcare immigrati e dirigersi verso l’Italia perché verranno fermati, con ogni mezzo lecito consentito”. E, poi, aggiunge: “L’avviso è rivolto anche ai nostalgici dei ‘porti aperti’ presenti in Parlamento”.
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