Da Libero Quotidiano – Esce oggi il libro postumo di Giampaolo Pansa, L’Italia si è rotta (Rizzoli, pp.256, euro 10) in cui il giornalista scomparso lo scorso gennaio racconta la deriva dell’Italia a cominciare dal 2020, anno bisestile e maledetto. Qui sotto ampi stralci del capitolo sulla crisi economica. La crisi economica devastante vide anche il fiorire dei mercatini della povertà. Erano luoghi all’aperto dove, a poco a poco, cominciarono ad apparire bancarelle improvvisate che vendevano una merce speciale: le ricchezze nascoste negli armadi e nei cassetti di molte case. Appartenevano a famiglie che si vedevano costrette a cederle.
Per ricavarne un piccolo gruzzolo in grado di rendere meno brutale la difficoltà di mettere insieme il pranzo con la cena. Sui banchi dei mercatini venivano offerti corredi conservati con cura per anni. Lenzuola e coperte di tessuto prezioso. Tovaglie ricamate usate poche volte per pranzi di Natale e Capodanno. Abiti maschili e femminili di ottimo taglio, acquistati in epoche fortunate in negozi che li vendevano a prezzi allora ritenuti abbordabili. Buone scarpe inglesi di cuoio ormai scomparse. Camicie americane diventate introvabili.
Servizi di piatti, cucchiai, forchette e coltelli che le padrone di casa si vedevano costrette a cedere con la morte nel cuore. E poi macchine fotografiche, cineprese, televisori, computer, cellulari, iPad, tablet. Lo stesso accadeva per piccoli gioielli in oro e argento: collane, braccialetti, orecchini, anelli, persino fedi nuziali. Di solito venivano ceduti a una delle tante agenzie che inalberavano la medesima insegna: «Compro oro e argento».(…) A Roma i mercatini della povertà erano spuntati in quasi tutti i quartieri.
MERCE IN VENDITAIl Narratore, sempre curioso di capire come stava cambiando l’Italia sotto la sferza della crisi, amava visitarli. Gli piaceva osservare quello sorto in piazza Navona, nel cuore della capitale, a un passo dal Senato. Nei primi tempi qui erano comparse non più di dieci bancarelle (…). Lui osservava la merce in vendita, ma era attratto specialmente da chi la offriva ai possibili acquirenti. Erano soprattutto signore fra i quaranta e i cinquant’ anni, all’apparenza di ceti un tempo fortunati e adesso messi alle strette dall’incalzare della crisi (…). Una domenica mattina, il Narratore si trovò di fronte a una sorpresa. Riconobbe una delle bancarellaie e venne riconosciuto da lei. Era una sua vecchia fiamma: Giovanna Z., una signora di sessantasette anni, alta, bella, capelli neri, sguardo ardente, un tantino formosa.
Gli bastò scambiare qualche parola con lei per rivedere una storia d’amore che li aveva legati per tanti mesi. Tutto era cominciato all’inizio del 1980, quando lei aveva ventisei anni. In quel tempo il Narratore lavorava al «Corriere della Sera» e Giovanna era un’impiegata dell’ufficio stampa dell’Eni. Si erano incontrati per caso a una conferenza dell’ente petrolifero e si erano piaciuti subito. A dichiararsi era stata lei, spinta dal carattere impulsivo che le favoriva scelte improvvise e coraggiose. Qualche giorno dopo, Giovanna lo aveva cercato alla redazione romana del «Corriere». Confessò che voleva rivederlo e gli propose di incontrarla la sera seguente, nella casa di una collega che abitava in un minuscolo appartamento dietro il Senato (…).
La loro relazione proseguì per parecchi mesi. Giovanna non era sposata e neppure fidanzata (…). Dopo un anno lei lo lasciò, senza una ragione apparente. E non lo cercò più. In seguito il Narratore apprese che si era fidanzata con un giovane manager. Lo sposò e mise al mondo due figli.
E adesso Giovanna era lì davanti alla sua bancarella in piazza Navona. Non lontano da quello che per mesi era stato il loro rifugio. Le domandò: «Come mai sei qui?». Lei sembrava incapace di rispondergli. Poi si fece coraggio e spiegò: «Mio marito è stato licenziato come altri della sua azienda. Per un manager della sua età non c’è nessuna via di uscita. Dopo decenni di benessere, adesso abbiamo problemi pesanti. I nostri figli sono andati a cercare lavoro all’estero. Ma noi due siamo alle prese con difficoltà di bilancio, diciamo così. Ho scoperto di tenere negli armadi molte cose inutili, ma belle. Cerco di venderle su questa bancarella. Mio marito è rimasto a casa perché si vergogna a stare in piazza. Io non mi vergogno di niente, tu lo sai bene». Quindi aggiunse: «Del resto qui siamo in tante».
Giovanna alzò le spalle: «Vedi degli agenti in questa piazza? Io no. E tu neppure. Siamo rimasti soli, con l’unica compagnia delle nostre disgrazie. «L’Italia è un Paese perduto. Il fisco ci strozza» continuò Giovanna. «La Guardia di finanza si accanisce su chi è debole e non morde mai i veri ricchi. E non c’è soltanto questo. Tutto il clima mondiale sta cambiando. Tu sei nato in una città che si affaccia sul Po. Ci sei ritornato di recente?». Il Narratore le confessò: «Mi piacerebbe ritornarci e fare qualche passeggiata su via Roma, la strada che attraversa il centro. Ma ho paura di imbattermi in qualche fiamma della mia giovinezza, distrutta dalla vecchiaia e diventata una megera spaventosa». Giovanna gli sorrise: «Sei sempre lo stesso ragazzaccio. Ma io volevo chiederti se sei andato a vedere il Po.
Leggo sul giornale che il caldo e le piogge scarse lo stanno prosciugando. E prima o poi il più grande fiume d’Italia sparirà. La crisi idrica colpisce l’intera Pianura Padana. Ci aspetta un’apocalisse ()». Il Narratore, divertito: «Vedo che hai ancora la forza di preoccuparti del clima mondiale. Sei una combattente sempre in servizio. Ma non esagerare, ti prego!». Poi acquistò un paio di scarpe inglesi del tutto nuove. Non ne aveva bisogno, ma non voleva deludere Giovanna. Poi la baciò e si diresse verso casa, pensando che la governante l’avrebbe sgridato per quella spesa inutile.
L’AIUTO ECONOMICOIl Narratore disse: «Se hai problemi immediati di denaro potrei aiutarti, anche se non sono ricco». Giovanna gli sorrise: «Mi aspettavo di sentirtelo dire. Ti ringrazio. Però non accetterei un euro da te. Spero soltanto che su questa piazza non arrivi più la banda delle Harley Davidson». «Chi sono?» domandò il Narratore. Giovanna spiegò: «Giovinastri che viaggiano su quelle grosse motociclette. Hanno già fatto due incursioni in piazza Navona. Si sono diretti verso le bancarelle dove si vendono oggetti d’oro e d’argento. Hanno scaraventato per terra le signore che le custodivano e arraffato tutto». «La polizia non è intervenuta?» chiese lui.
Giovanna alzò le spalle: «Vedi degli agenti in questa piazza? Io no. E tu neppure. Siamo rimasti soli, con l’unica compagnia delle nostre disgrazie. «L’Italia è un Paese perduto. Il fisco ci strozza» continuò Giovanna. «La Guardia di finanza si accanisce su chi è debole e non morde mai i veri ricchi. E non c’è soltanto questo. Tutto il clima mondiale sta cambiando. Tu sei nato in una città che si affaccia sul Po. Ci sei ritornato di recente?». Il Narratore le confessò: «Mi piacerebbe ritornarci e fare qualche passeggiata su via Roma, la strada che attraversa il centro. Ma ho paura di imbattermi in qualche fiamma della mia giovinezza, distrutta dalla vecchiaia e diventata una megera spaventosa». Giovanna gli sorrise: «Sei sempre lo stesso ragazzaccio. Ma io volevo chiederti se sei andato a vedere il Po.
Leggo sul giornale che il caldo e le piogge scarse lo stanno prosciugando. E prima o poi il più grande fiume d’Italia sparirà. La crisi idrica colpisce l’intera Pianura Padana. Ci aspetta un’apocalisse ()». Il Narratore, divertito: «Vedo che hai ancora la forza di preoccuparti del clima mondiale. Sei una combattente sempre in servizio. Ma non esagerare, ti prego!». Poi acquistò un paio di scarpe inglesi del tutto nuove. Non ne aveva bisogno, ma non voleva deludere Giovanna. Poi la baciò e si diresse verso casa, pensando che la governante l’avrebbe sgridato per quella spesa inutile.