Di Gianluca Veneziani – Lo stato di emergenza in Italia prevede sempre delle eccezioni. Cosicché le regole valgono per tutti tranne che per alcune categorie speciali. Nel momento in cui il governo proroga l’emergenza fino al 31 dicembre, ipotizzando nuove sospensioni dei diritti degli italiani in caso di nuovi focolai, e nel momento in cui quello stesso governo vieta l’ingresso nel nostro Paese ai cittadini di 13 Paesi per le medesime ragioni sanitarie, ci sono alcuni uomini e donne che obbediscono ad altre leggi e altre logiche.
Costoro non devono essere cauti negli spostamenti né munirsi di adeguate protezioni; non devono essere fermati alla frontiera né essere rispediti indietro in caso di arrivo. E questo per un’unica ragione: sono dei Migranti. Da ciò il sommo paradosso: mentre il governo chiude l’accesso al nostro Paese attraverso vie legali (ad esempio, voli aerei), rende quello stesso Paese raggiungibile tramite vie illegali, come gli sbarchi clandestini. È il Bengodi chiamato Italia, rimasta identica nei suoi mali, anzi forse peggiorata, nel dopo-quarantena. I numeri, ahinoi, stanno lì a confermarlo. Nelle ultime 24 ore sono sbarcati a Lampedusa ben 618 migranti, giunti a bordo di una ventina di barchini.
Parliamo di persone che non solo sono riuscite a eludere i controlli e ad approdare ma, una volta a terra, sono state sistemate nel già affollatissimo centro migranti dell’isola, dove il rispetto del distanziamento sociale è una chimera. La situazione ieri era talmente esplosiva che un centinaio di questi migranti, tra cui ci sono anche donne e minori, hanno dovuto essere trasferiti di mattina a Porto Empedocle, mentre un’altra cinquantina è stata portata sulla terraferma in serata. È la fotografia del dramma di un’isola che, già in tempi normali, vive una condizione di emergenza, e in questa fase ne vive una doppia, in quanto l’arrivo di stranieri può significare l’arrivo di nuovi contagiati.
QUARANTENAPer di più, laddove in caso di viaggi regolari è nota la nazionalità di chi si sposta, in questi casi resta spesso un mistero, trattandosi appunto di clandestini facili a mentire sul proprio Paese di provenienza. Nulla vieta perciò che arrivino da Stati particolarmente esposti per quanto riguarda il Covid. Un rischio già concretizzatosi, d’altronde, dal momento che tuttora al largo di Porto Empedocle c’è una nave-quarantena che ospita, tra gli altri, una trentina di migranti positivi al coronavirus. Il problema tuttavia non è solo di natura sanitaria, ma anche giuridica. Come rileva il presidente dei senatori di Forza Italia Anna Maria Bernini, «visto che Conte vuol prorogare lo stato d’emergenza, ci spiega a cosa serve quello in vigore adesso, che prevede la chiusura dei porti? Se stato d’emergenza significa chiudere in casa gli italiani e tenere aperti i porti a un’immigrazione senza regole, tanto vale abolirlo subito. Altro che prorogarlo».
È appunto il doppiopesismo, normativo e politico, a essere insopportabile. Gli italiani e alcuni stranieri regolari devono obbedire a diktat cui sono sottratti gli immigrati irregolari. Se fosse uno slogan, sarebbe «Prima i clandestini». Fdi intanto rilancia la sua proposta: «Se fosse stato attuato il blocco navale europeo, oggi avremmo potuto garantire una maggiore sicurezza per tutti», spiega il capogruppo Francesco Lollobrigida. Ci possono essere due letture possibili di questo andazzo, riassunte nell’alternativa posta ieri da Salvini in una dichiarazione rilasciata ad Affari Italiani: «Più di 600 sbarchi in poche ore. Governo di complici o di cretini?».